lunedì 7 marzo 2016

Intervista: Luca Taglianetti

Il nome di Theodor Kittelsen (1857-1914) è ben noto agli amanti del metal scandinavo, quello estremo in particolare. I dipinti dell’artista norvegese sono stati utilizzati più volte come copertine dei vari dischi marchiati Burzum, Taake, Otyg, Satyricon e molti altri, segno inequivocabile della notorietà del pittore/poeta nel circuito metal. Incredibilmente il suo libro illustrato Svartedauden. La Morte Nera, descritto da Leif Østby come “il punto più alto della carriera artistica di Kittelsen, lavoro originale, immaginifico e unico” non è mai stato tradotto in nessuna lingua, fino a quando, in occasione dei cento anni dalla morte dell’artista norvegese, la casa editrice Vocifuoriscena ha pubblicato il volume tradotto, curato e commentato da Luca Taglianetti: un librino affascinante e cupo,  romantico quanto macabro nelle descrizioni e nelle gelide atmosfere descritte da Kittelsen. Con un tema come la Morte Nera, la peste che devastò l’Europa del XIV secolo, non poteva essere diversamente. Importanti al pari delle poesie, le illustrazioni non lasciano speranza tanto sono lo strazio e il decadimento, la morte e la sconfitta dell’uomo dinanzi a Pesta, colei che rastrella tutte le persone che trova.

Ho intervistato Luca Taglianetti per saperne di più sul libro Svartedauden. La Morte Nera, ma anche per farvi conoscere uno studioso che ha pubblicato in precedenza due libri sulle leggende e i racconti popolari della Norvegia, nonché appassionato di heavy metal e degli Otyg in particolare.




Per prima cosa direi di presentarti ai lettori di Mister Folk.

Ciao Fabrizio, sono studioso e traduttore di letteratura scandinava; dal 2012 sono membro onorario dell’Asbjørnsenselskapet per cui svolgo ricerca nell’ambito delle tradizioni popolari, leggende, racconti e ballate scandinave; ho partecipato a vari convegni di scandinavistica e seminari (Firenze 2013, Milano 201).

Partiamo dal recente Svartedauden. La Morte Nera, libricino contenente le ballate di Theodor Kittelsen sulla peste, arricchito dai disegni in bianco e nero dell’autore. Come e quando ti è venuta l’idea di tradurre quest’opera?

La prima volta che ho visto i disegni di Kittelsen per Svartedauen è stato più di dieci anni fa, quando ho acquistato Hvis lyset tar oss di Burzum, da allora mi sono sempre più appassionato a questo artista, sia per i suoi dipinti che per il suo modo di intendere la natura e l’arte, ma solo di recente, nel mio ultimo soggiorno in Norvegia, ho scoperto che a quei disegni si accompagnavano anche delle poesie; mi trovavo a casa di un amico norvegese che aveva una delle ristampe del libro e leggendole ho capito l’alta qualità delle composizioni; tornato in Italia, dopo una breve ricerca, ho scoperto che non erano mai state tradotte in nessuna lingua, così ho deciso che anche chi non aveva facile accesso al norvegese, potesse godere di questo capolavoro!

In quale misura pensi che Kittelsen abbia influenzato il mondo dell’heavy metal?

Dal punto di vista dell’imagery tantissimo, penso sia l’unico pittore i cui quadri/dipinti siano stati utilizzati da così tante band.

Quando si parla di Theodor Kittelsen si pensa immediatamente ai dipinti che sono poi diventati le copertine dei vari Burzum, Wongraven, Taake, Surturs Lohe, Empyrium e Satyricon per fare solo alcuni nomi. Qual è l’elemento di quei dipinti che secondo il tuo parere ha colpito così tanti musicisti?

In Norvegia, Kittelsen è un’istituzione, tutti, quando pensano ai troll e agli esseri soprannaturali, hanno in mente le raffigurazioni fatte da lui; la fortuna ha voluto che fosse uno tra i primi e principali illustratori delle fiabe norvegesi con cui i giovani norvegesi sono cresciuti, penso che una reminiscenza di quelle storie fantastiche sia rimasta nei musicisti e che quindi da adulti abbiano trovano naturale utilizzare quelle immagini associate ai loro dischi.


Sei a conoscenza se alcuni gruppi hanno preso in considerazione le sue poesie per alcune canzoni?

Che io sappia solo un gruppo ha utilizzato Svartedauen come concept di un proprio disco, i When.

Nel 2012 hai pubblicato Racconti e leggende popolari norvegesi per l’editore Controluce: si tratta della prima traduzione integrale delle leggende trascritte da Peter Christen Asbjørnsen. Come mai abbiamo dovuto aspettare fino al 2012 per avere un libro del genere? Poco interesse verso la materia?

Se a oggi, esclusa la mia opera, non esiste una traduzione completa delle Norske huldreeventyr og folkesagn, non è dato solo dall’effettiva complessità della traduzione di un’opera che incorpora in sé tanti dialetti diversi, tanti modi di dire ormai non più in uso e di difficile recezione dagli stessi norvegesi, ma soprattutto dal fatto che le Norske huldreeventyr og folkesagn hanno sempre vissuto all’ombra delle Norske folkeeventyr, le fiabe norvegesi, raccolte e pubblicate da Asbjørnsen e Moe negli anni 1841-1844.


Due anni dopo, invece, hai pubblicato con Aracne il volume Leggende popolari norvegesi di Andreas Faye, risalente al 1833 nella prima versione. Quali sono i temi ricorrenti di queste leggende?

L’antologia di Faye è divisa in varie parti, come era uso nelle prime raccolte di leggende popolari ottocentesche, si va dalla descrizione e alle relative leggende sugli esseri soprannaturali (giganti, troll, esseri acquatici, folletti e non-morti), alle leggende storiche su personaggi delle saghe e della storia norvegese (sant’Olav, Haraldr Bellachioma), alle leggende sulla peste e sull’origine del nome di alcuni luoghi naturali di Norvegia (leggende eziologiche).

C’è una domanda che potrebbe porsi la persona che non ha avuto modo di leggere i libri di Asbjørnsen e Faye, ovvero: cosa cambia tra i due se entrambi riportano le leggende norvegesi?

Le leggende di Asbjørnsen provengono prettamente dall’area intorno Oslo e dalla zona orientale della Norvegia (escluse alcune dal Nordland), Faye copre un più ampio spettro di indagine, inoltre le leggende di Asbjørnsen vengono sempre introdotte da una cornice in cui l’autore spiega i modi e i tempi di ricezione della materia popolare, e quindi hanno anche un valore letterario, le leggende di Faye invece non sono “abbellite” da nessuna premessa, la leggenda viene presentata così come è.

Quale pensi che sia il ruolo delle leggende popolari nel mondo odierno?

Da un punto di vista speculativo penso possano offrirci la chiave di lettura di molti comportamenti, rituali, e la Weltanschauung dell’uomo pre-rivoluzione industriale.



Musicalmente sei molto legato a Otyg e Vintersorg in particolare, da dove nasce questo amore?

Insieme a Bergtatt degli Ulver, penso che i loro album siano stati i primi a offrire una “colonna sonora” ai miei studi sul folklore scandinavo credibile in fatto di accuratezza nei confronti della materia trattata, mentre altre band incentravano i loro lavori su tematiche più ideologiche, religiose o altro, Otyg e Vintersorg parlavano degli “esseri sotterranei” scandinavi e dei loro contatti col mondo esterno.

Abbiamo collaborato per il libro Folk Metal. Dalle origini al Ragnarök: il tuo aiuto per i testi di Otyg e Windir è stato fondamentale. Di cosa trattano le liriche di questi gruppi e cosa ti colpisce in particolare degli Otyg?

Le tematiche degli Otyg riguardano in generale gli esseri soprannaturali e le leggende scandinave con uno sguardo alla natura sognante, romantica ma anche aspra del Norrland, la regione da dove proviene Hedlund; i testi dei Windir sono più personali e associati alla storia del Sognedal. Degli Otyg mi colpiscono sia i testi, come già detto, molto accurati e mai banali, sia le musiche originali e vicine al folk scandinavo.

Quali sono i tuoi ascolti sia in ambito metal che al di fuori? Vuoi segnalare qualche band poco nota in Italia che segui con interesse?

A parte i classici del black norvegese dei ’90, al momento sono molto preso da Chelsea Wolfe e dal suo ultimo album, è praticamente fisso nel mio lettore! Segnalo un gruppo di folk rock/metal norvegese, Bergtatt, con all’attivo due album, soprattutto il primo Røtter, e la discografia dei Gåte; immensi anche i finlandesi Tenhi.

Hai mai pensato di scrivere un libro “musicale”?

Nei primi anni del 2000 avevo un sito, Nordens Skalder, in cui pubblicavo le mie traduzioni di testi di gruppi norvegesi, ed era abbastanza famoso all’epoca, poi ho scoperto che molti “saccheggiavano” le mie traduzioni senza riconoscerne la mia paternità affibbiando a loro stessi il mio duro lavoro, quindi decisi di chiuderlo; se dovessi scrivere un libro sarebbe incentrato sui testi e la loro spiegazione.

Stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Sto preparando un articolo sugli Otyg e la rappresentazione degli esseri soprannaturali che ne risulta dai loro testi, e sarà pubblicato in una miscellanea spero entro la fine dell’anno. Sto traducendo alcune fiabe e ormai sto concludendo un lavoro decennale su una ballata medievale norvegese in dialetto. A breve dovrebbe essere pubblicato un mio articolo su Ibsen sugli Annali dell’Istituto Orientale di Napoli.

Sono felice di averti ospitato sulle pagine di Mister Folk, come possono i lettori essere aggiornati sui tuoi lavori?

Possono seguirmi su academia https://asbjornsenselskapet.academia.edu/LucaTaglianetti. Per acquistare Svartedauen. La Morte Nera, il modo più veloce ed economico e farlo direttamente dalla pagina della casa editrice, QUI.


Articolo postato su Mister Folk, che si ringrazia per il cortese permesso di pubblicazione.